Account throwaway, spero di riuscire a prendere la sberla mentale che mi merito. Mi scuso subito perché il post sarà lungo, e spero davvero qualcuno di voi lo legga.. Sono un uomo over 30, non sposato ma che convive ormai da anni con la sua compagna e con i figli. Ho avuto il mio primo figlio molto giovane e praticamente io e la mia compagna siamo cresciuti insieme. Purtroppo nel tempo il rapporto si è deteriorato perché io sono un coglione che soffre di ansia da prestazione e non sono riuscito a mettermi in gioco sessualmente con lei, costringendola ad una castità forzata di anni e anni e diventando, di fatto, una coppia bianca. Entrambi ci siamo impegnati per essere i genitori migliori possibili per i nostri figli, i quali sono cresciuti (e stanno crescendo) molto bene, ma abbiamo finito per tralasciare questa esigenza di prenderci cura di noi in quanto coppia. Fintanto che entrambi abbiamo lavorato, questo problema è stato fortemente ridotto in quanto il tempo libero è sempre stato poco ma, con la consapevolezza di poterci permettere di svagarci grazie agli introiti lavorativi, almeno sufficiente per trovare il modo di viaggiare un po' e di sperimentare nel nostro piccolo. Eravamo la classica coppia di lavoratori con uno stipendio medio/basso che si trova la sera a casa e si gode la famiglia, contenta di avere quel poco che ha e che umilmente apprezza ciò guadagna. Col tempo, però, per lei è arrivata la precarietà, e questo tempo speso a tu per tu con la sua testa l'ha portata a rivalutare tutta la sua vita, addossandomi tutte le colpe che le venivano in mente e dipingendomi come l'antagonista della situazione, assente sia per lei che per i figli. Sebbene alcune di queste accuse io le abbia riconosciute, ho sempre fatto presente di essere una persona fragile (sono, per l'ennesima volta, in terapia) che non si è mai comportato in freddo con l'intenzione di volerlo fare ma che dimostrava il proprio affetto in modo traverso, forse non sempre evidente, ma comunque costante. Nel tempo ho visto la mia compagna sfiorire sotto il peso di una realtà economica strozzante, sotto il precariato e l'incapacità di poter pensare al suo futuro, e consapevole che questi momenti avrebbero poi generato altri pensieri neri che avrebbero finito per colpire anche la nostra famiglia, mi sono proposto di darle una mano a modo mio, nel modo più concreto che conoscessi: offrendole di vedere uno psicologo a mie spese, sobbarcandomi tutte le spese di casa (ordinarie e straordinarie), buona parte della spesa alimentare, cambiando i miei orari di lavoro per permettere lei di inseguire le offerte lavorative che le capitavano, coprendole occasionalmente gli scoperti del conto corrente per evitare che la segnalassero come cattiva pagatrice per i finanziamenti attivi. Purtroppo però questo non è mai sembrato essere utile, e nonostante io sia tutt'altro che una persona ricca, questo mio togliermi qualcosa per darlo a lei viene fuori che è da lei apprezzato solo se ci capita di discutere. Dopo aver fatto terapia, ho rivalutato molto il nostro rapporto ed ho tentato di recuperare tutto quello che potessi, salvo poi scontrarmi contro l'ennesima discussione dove mi veniva fatto presente che, in buona sostanza, io stessi perdendo tempo perché lei ha già chiuso quella porta per me. Ho provato a farla ragionare sul fatto che qualsiasi buona ragione lei possa credere di avere per odiarmi, questa è sensibilmente contaminata dalla depressione esistenziale che lei sta vivendo per il suo lavoro ormai da quasi 4 anni, e che la sua soggettività sta cambiando la vera narrazione dei fatti, che comunque possono essere risolti e che mi dipingono come una persona che non sono (il padre assente, disinteressato, sempre lontano dalla sua famiglia). Per dare un esempio pratico, se al termine delle mia giornata di lavoro io decido di uscire a correre per un'oretta tutti i giorni, per lei questo è una grave mancanza nei confronti della mia famiglia, perché sto sostituendo il piacere personale a loro, rendendomi quindi l'egoista di turno. Le ho detto tante volte che lei, per me, è la mia lei, e che le farò da schermo per quello che di brutto le potesse mai capitare, ma poi lei mi guarda sempre come dire "peccato, mi spiace per te". Vi prego, datemi una sberla che mi riporti al mondo, perché in alcuni casi mi è parso che la vita non avesse senso per così come lei mi descriveva